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Manuela Sedmach

È bene precisare che l’idea di collocare una serie di ‘pagine pittoriche’, dichiaratamente aniconiche, all’interno di un Archivio Letterario mi è apparsa immediatamente un’operazione ‘rischiosa’ e per questo subito interessante, nel senso che le opere di Manuela Sedmach dovranno suggerire ad un abituale ‘lettore’ quell’orientamento che si qualifica attraverso l’estensione del processo di percezione, dove cioè gli spazi di definizione perdono ogni confine, abbandonano le certezze del dettato e della trascrizione e prediligono quelle variabili del ‘vedere’ che si riverberano in una fruizione privata, estendendo, di fronte alla specificità espressiva di questo evento, la dimensione intima e l’indipendenza dell’attribuzione.

Rispetto all’immersione nel racconto letterario, così come avviene per l’ascolto della musica e per la cinematografia, tra sbalzi e sviluppi del fluire degli eventi, dove ad una pagina seguirà una successione da cui si ricavano nuove ‘informazioni’, la pittura si affronta in ‘presa diretta’, dove alla frontalità corrisponde quel ‘tutto dichiarato’ su cui lo sguardo si pone, ribaltando il ‘testo figurato’ nella sfera della coscienza personale, nel confronto con l’esperienza culturale ed estetica; sarà la lettura del solo testo poetico, tendenzialmente racchiuso in un’unica pagina, a costruire un ideale ponte con la percezione della pittura, dove al movimento dello sguardo, lungo lo sviluppo delle parole e dei tempi degli ‘a capo’, corrisponde quel passaggio che conduce dall’insieme alla ricerca di frammenti e di particolari presenti nell’opera d’arte…un procedere che conferma la persistente condizione di indipendenza anche lungo la successione delle pagine e non solo dello stesso autore ma anche di fronte ad una Antologia/Collettiva di diversi autori.

Alla luce di questi dati si potranno osservare le ragioni, non casuali ma mirate, che hanno condotto Manuela Sedmach a distribuire le proprie opere all’interno della Biblioteca dell’Archivio degli Scrittori e della Cultura Regionale dell’Università agli Studi di Trieste, con il dichiarato obiettivo – una personale forma di riconoscimento e di ‘omaggio’ – di porle in relazione con un patrimonio culturale intimamente percepito e vissuto negli anni; accanto e lungo lo sviluppo di scaffalature che preservano e proteggono i ‘ricordi-scritti’, rendendoli disponibili al ‘gesto’ della consultazione, la ‘narrazione-pittorica’ si offrirà ad una lettura visiva caratterizzata da uno sviluppo tutto interno alla medesima pagina, sostenuta da un ‘vento stabilizzato’ che interseca l’alto e il basso, dal centro ai confini della tela, rafforzandosi ora sulla sinistra con una massa che muove verso destra, ora che si stabilizza in una depressione, per poi andare ad estendersi sull’orizzontalità rivelando se stessa solo ad uno sguardo attento, che decide di inoltrarsi negli spazi trascritti sotto la spinta di ‘pensieri visivi’: se la biblioteca preserva e non dichiara immediatamente, attendendo la volontà che determina il gesto della conoscenza, ogni singola opera di Manuela Sedmach lungo la successione espositiva, parla senza svelare, si dichiara senza raccontare, invita alla frequentazione senza obbligo di partecipazione, senza il ricatto della conoscenza, ed anche in questo caso solo attendendo la possibile azione del gesto-visivo del lettore.

Un incedere che incontra la dimensione racchiusa del formato quadrato in cui lo sguardo si specchia e tenta invano/trattenuto di penetrare – Dolci sono le melodie udite, ma più dolci quelle non udite (John Keats) – di oltrepassare l’impalpabile sostanza della pittura, per poi disporsi a partecipare all’estensione del formato orizzontale, alle sue frequenti grandi dimensioni, nel cui spazio ‘incamminarsi’ pur sapendo di essere privo di certezze e di stabilità, di orientamento e di indirizzo – Voglio che i miei giorni spirino ai vostri piedi, come onde dolcemente mosse di cui voi amate il mormorio (Francois-René Chateaubriand) -.

Se la relazione tra il libro e il quadro, tra l’arte della scrittura e l’arte della pittura, sono la specifica dote di questa inedita esperienza espositiva, vissuta dall’artista con quella partecipazione frutto della propria esperienza esistenziale, ogni singola frazione espressiva, qualsiasi sia il suo formato e la natura cromatica, è in grado di circoscrivere lo stato d’animo frutto segreto dell’artista, farsi trascrizione del suo pensiero che si incontra con il proprio gesto pittorico, ottenendo da esso supporto e suggerimento, per poi appartenere alla totale e atemporale indipendenza dell’opera stessa e alle infinite variabili che ogni singolo lettore – attento – potrà ricevere ed ancora fruire nello sviluppo del suo stesso tempo – Un quadro è una sorta di apparizione di un angolo di un mondo misterioso di cui noi conosciamo qualche altro frammento, che sono le tele dello stesso artista (Marcel Proust) -.

Di fronte alla dimensione mobile del tempo avvertiamo che se la tecnica della pittura si stabilizza sulla superficie del supporto, se il colore sfarfalla ma si impegna nella definizione dell’opera, distribuendosi e raccogliendosi nella stesura, l’azione pittorica di Manuela Sedmach volge verso tutti i diversi e possibili processi di dilatazione; anche dove si manifesta una prima percezione di stabilità, subito tutto si mette in moto, riprende il flusso dello stesso tempo e con esso di ogni nostro pensiero, tra il sogno e le idee e poi i ricordi, con i profumi e le emozioni, gli istinti, tutti protetti dall’intimità…un ‘patrimonio’ che la riservatezza preserva, che Manuela Sedmach sembra suggerire alla nostra percezione, posizionandone la presenza e i suoi valori al di sotto della sostanza cromatica, nell’intercapedine della pittura – dallo scorrere di nuvole nel cielo frutto della spinta dei venti, all’instabilità dei mari prodotta dal gioco delle correnti, al nascere e allo scomparire delle dune e di tutte le nostre tracce sul pianeta.

Andrea B. Del Guercio

copertina Sedmach

Opuscolo digitale dell’artista
RELAZIONI D’ARTE. Manuela Sedmach. Al di sotto della sostanza cromatica nell’intercapedine della pittura (units.it)

foto Manuela Sedmach

1953, Trieste (TS)

Inizia ad esporre negli anni 70 dopo aver frequentato l’Istituto Statale d’arte di Trieste “E. Nordio” con insegnanti quali Ladislao de Gauss, Maria Campitelli, Enzo Cogno… Ma l’attività più sentita parte dagli anni 80 con l’Officina di Trieste, Avida Dollars di Milano, Rasponi di Ravenna, Fuxia Art di Verona, Emporium di Ivrea, Arte3 di Trieste. Nel ’91, artefiera di Chicago in una mostra di 5 arti-sti italiani al Navy Pier. Importante il Pollok – Krasner Foundation Grant, New York.

Si arriva negli anni 90, precisamente nel 92 l’incontro con Galleria Continua allora in un piccolo ma prezioso spazio vicino al Duomo di San Gimignano. Il rapporto con Galleria Continua è stato e continua tutt’ora con mostre, fiere internazionali e rapporti espositivi con altre Gallerie quali Van Laere ad Anversa, Schroeder a Colonia, Dina Carola a Napoli, G7 a Bologna, Jaqueline Arets a Knokke in Belgio…

Nel 2003 una bella installazione subacquea Occhi bianchi nel canale di Ponterosso al seguito di una mostra personale al Museo Revoltella di Trieste nel Palazzo Gopcevich e poi un importante rapporto con la Galleria Torbandena di Trieste.

Nel 2009 Le Moulin-Boissy le Chatel (Parigi) e 2005/2010 Beijing 798 Art Zone estensioni della galleria Continua, ancora studio G7 di Bologna, 3G Artecontemporanea di Udine, Plurima e GAMUD sempre di Udine, e poi ancora la serie Passare al Bosco da un concetto tratto da Il trattato del Ribelle di Ernst Junger, negli anni 2015/2017 a Tel-laro (SP), nell’oratorio Santa Maria Telaà, in Galleria Continua, in ARCA-ITIS a Trieste e Colonos di Villacaccia di Lestizza, per arrivare al titolo attuale Dubito ergo Cogito ispirato da un docufilm di Werner Herzog nel quale trova i caratteri che l’accompagnano nel suo lavoro: la lentezza, la fatica, il dubbio…e tanto altro.

Nel 2020 si trasferisce in Portogallo a Braga dove continua la sua attività con una importante collaborazione con la galleria Nuno Centeno a Porto. Importante l’incontro con due artisti in particolare: Pedro Vaz e Filipe Cortez. Nel 2023 realizza con Galleria Continua l’esposizione Nunca pare de ver- N’arrete jamais de voir. Negli ultimi tempi Manuela Sedmach ha fatto entrare nei suoi lavori l’atmosfera portoghese.

Ph. Fabiano Giovagnoni, 2024

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